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La rappresentazione virtuale, di una esemplare configurazione della mostra, nel chiostro maggiore dell’Abbazia di Thoronet costituisce il compimento ideale del suo itinerario di quattro anni nelle scuole di architettura europee. La scelta di questo luogo altamente simbolico per l’opera ed il pensiero di Fernand Pouillon, che ambienta qui le vicende narrate nel suo romanzo Les pierres sauvages, corrisponde al riconoscimento dei valori di essenzialità e purezza dell’architettura cistercense come modelli assoluti sia di ordine, che di stile di vita, oltre che di un pensiero architettonico. In Les pierres sauvages Fernand Pouillon identifica le gesta dei monaci costruttori e del loro “maitre” Guillaume Balz, con la sua personale esperienza di costruttore, architetto, maître d’oeuvre.
“…da quando abbiamo separato, non fosse che nella teoria, la figurazione e la tecnica, le forme e i materiali? Architetto e costruttore, non sono solo denominazioni ma ruoli ben definiti e assoluti. Le forme, i volumi, i pesi, la resistenza, le spinte, le frecce, l’equilibrio, il movimento, le linee, i carichi ed i sovraccarichi, l’umidità, l’arsura, il caldo ed il freddo, i suoni, la luce, l’ombra e la penombra, i sensi, la terra, l’acqua e l’aria, insomma tutti i materiali, sono interamente contenuti nella sovrana funzione, della mente dell’uomo comune che costruisce.”
(F. Pouillon in Les pierres sauvages, Editions du Seuil, Paris 1964. p. 109)
Renato Capozzi, Università degli Studi di Napoli Federico II, DiARC
Giulio Barazzetta, Politecnico di Milano, DABC
Catherine Sayen, Association Les Pierres Sauvages de Belcastel, Toulouse
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Last update: May 2024