1. «La presenza predominante dell’oasi e delle dune governa la relazione dell’albergo con il luogo, in ogni sua parte e con ogni elemento. La costruzione è disegnata a forma di ferro di cavallo; tale forma aiuta a determinare un rapporto tra l’edificio e il paesaggio che lo avvolge. Le camere si aprono a ventaglio, dall’interno verso l’esterno sullo spettacolo surreale circostante. Le terrazze del giardino interno son disposte attorno a un piccolo canale d’acqua che si diparte dalla piscina in alto. Quelle esterne si adagiano con tutto l’edificio alla sagoma del terreno completandola».
2. «Quando si va da qualche parte, si vuole scoprire ciò che è esistito in quel paese, dunque quando ho affrontato gli alberghi e i complessi turistici (ho orrore di questa parola), ho sentito qualcosa, mi sono detto: “porto la mia fidanzata in un teatro di mattoni, le faccio scoprire quello che è l’Islam, il paese…”. Siccome qui non restava più nulla della magnifica città di Algeri, della magnifica città di Costantina, nulla più eccetto carcasse di immobili, ho deciso di costruire ai bordi del mare dei veri villaggi, che potevano essere abitati dalla gente del paese in un’epoca più o meno remota o contemporanea, per far sognare, perché di questo si tratta, di far sognare il turista. Ho potuto fare delle ricerche nelle vecchie abitazioni della Casbah, qualche volta addirittura trasportate e ricostruite ai bordi del mare, ho potuto fare delle trasposizioni, dei matrimoni di architettura di elementi contemporanei e di elementi storici o archeologici, e devo dire che non è divertente, né facile, ma sensibile, è un modo sensibile di abbordare il turismo. […] Nel turismo, secondo me, non si è liberi, si deve, è un dovere far sognare».
1. da G. Barazzetta e D. Nacci, “Fernand Pouillon, l’hotel Gourara a Timimoun”, in Africa, big change, big chance, a cura di B. Albrecht, Catalogo della mostra, Triennale di Milano, Editrice Compositori, Bologna 2014, pp. 181-183
2. da A. Petruccioli, “Intervista a F. Pouillon”, in Architettura nei paesi islamici, la Biennale di Venezia, Electa, Milano-Venezia 1982, pp. 54-56
Renato Capozzi, Università degli Studi di Napoli Federico II, DiARC
Giulio Barazzetta, Politecnico di Milano, DABC
Catherine Sayen, Association Les Pierres Sauvages de Belcastel, Toulouse
Contatti: info@fernandpouillon-expo.it
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Ultimo aggiornamento: maggio 2024