Meudon-la-Forêt | Résidence le Parc, Parigi

1959 – 1962
Contesto: area metropolitana, nuova costruzione, residenza privata.
Programma: 2635 appartamenti, spazi commerciali e servizi, suddivisi in 67 edifici di altezza variabile da 5 a 11 piani.
Costruzione: muri perimetrali in pietra calcarea, divisori in mattoni pieni da 7 cm. Solai in cemento armato gettato in opera con testate prefabbricate, pannelli radianti incorporati per il riscaldamento dal soffitto. Facciate in pietra da taglio. Gli edifici alti presentano sul fronte rivolto a sud pilastri di pietra a tutta altezza mentre a nord, un sistema di logge regolari. Le facciate degli edifici bassi alternano muri pieni con aperture verticali e sistema di logge, una balconata filante fa da coronamento. Coperture a terrazza con impermeabilizzazione in asfalto.

«Mi gettai allora, corpo e anima, in Meudon-la-Forêt, un superbo cantiere in pietra. Marcerou, che stava per morire, si occupava del taglio della pietra, mentre Blanchette, associato a Chevallier nel finanziamento dell’operazione, era il proprietario delle cave. Mi feci carico di centinaia di planimetrie e di calcoli sempre con lo stesso entusiasmo e la stessa fiducia. Ottenni i prezzi migliori, realizzai una nobile composizione monumentale.
Le fontane di Versailles e i viali del suo parco mi servirono da modello, la scala era definita. Così come per “Climat de France”, per dare alloggio ai meno abbienti, concepii un progetto monumentale, ciclopico. La composizione prevedeva due centri commerciali collocati in vecchi edifici, come se si fosse voluto conservare una testimonianza del passato e ritrovare una scala più a misura d’uomo nel mezzo di queste costruzioni alte e imponenti. Immense pile di pietra costituivano le facciate; come un paravento. Queste strutture dissimulavano le aperture nelle infinite prospettive, evocando i possenti muri ciechi di antichi templi e fortezze.
Volli che il più grande specchio d’acqua urbano occupasse il centro della composizione. La sua superficie oltrepassava quello delle Tuileries e del Luxembourg.
[…] Meudon era stato terminato con un progetto compiuto perfettamente, battendo tutti i record di costi e qualità. Così come in rue Quincampoix, centinaia di firmatari sottoscrivevano ogni giorno, dalle sei di mattina alle undici di sera. A tal proposito, credo di poter affermare che se a Parigi mi fu perdonato, dai concorrenti di ogni orizzonte della professione, di aver lanciato la difficile operazione Salmson (Complesso del Point du Jour a Boulogne Billancourt), gli stessi si dimostrarono annientati e stupefatti da Meudon-la- Forêt: se ero riuscito a costruire e a vendere per cinquantamila franchi al metro quadro un’operazione così importante come Meudon, dovevo proprio essere il diavolo personificato, e il diavolo bisognava mandarlo all’inferno».

Fonti:

da F. Pouillon, Mémoires d’un architecte, Éditions du Seuil, Paris 1968, pp. 362–372