«Acquistammo per una somma ridicola più di due miliardi di terreni, fabbriche e materiali della società di motori Salmson a Boulogne Billancourt.
Presi immediatamente le planimetrie e mi ritirai a Marsiglia, dai miei, per cominciare il progetto. Bisognava intraprendere un ampio studio a carattere urbano per dimostrare che Parigi poteva essere rimodellata e riorganizzata grazie a operazioni riservate alla piccola borghesia, lussuose ma a basso costo.
[…] A Boulogne potevo darne una dimostrazione, costruendo … là dove, nel corso dei secoli, si erano accumulati settantamila metri quadri di hangar oscuri, stradine maleodoranti e tuguri paragonabili alle più orribili baraccopoli.
[…] I miei primi studi si confrontavano con una nuova dimensione: “l’insieme urbano monumentale”, la ricerca di volumetrie, in un gruppo di edifici densi, all’interno dei quali si svelavano preziosi giardini riservati ai pedoni. Le automobili sparivano nel sottosuolo, per dare accesso, attraverso passaggi nascosti ai piedi degli edifici, ai parcheggi che restavano sotterranei. Alcune facciate erano previste in pietra da taglio, mentre altre erano in vetro, nell’intento di equilibrare un principio di generale economia. Mi lanciai a corpo perso in uno studio rapido ed esaltante.
[…] I due complessi (Meudon-la-Foret e il Point-du-Jour), disegnati in due mesi, dovevano polverizzare tutti i prezzi del mercato immobiliare: ottantatremila franchi al metro quadro invece di centoquarantamila; cinquantamila franchi invece di novantamila rappresentavano una differenza dal sessanta all’ottanta per cento tra i miei prezzi e quelli generalmente praticati sul mercato, per costruzioni molto meno piacevoli e confortevoli.»
Renato Capozzi, Università degli Studi di Napoli Federico II, DiARC
Giulio Barazzetta, Politecnico di Milano, DABC
Catherine Sayen, Association Les Pierres Sauvages de Belcastel, Toulouse
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Ultimo aggiornamento: maggio 2024