«Avevo un credito di centodieci milioni di franchi per costruire quaranta appartamenti, due hotel, una quindicina di boutique, uno stabilimento balneare e una stazione di servizio.
La maggior parte dei sinistrati di Les-Sablettes erano piccoli proprietari, con ambienti di circa venticinque metri quadri. Tempo addietro, pescatori, commercianti, pensionati, avevano costruito delle baracche con mattoni, assi di legno e cartone catramato. Ora venivano imposte a tutti precise condizioni sanitarie e l’obbligo di vivere in ambienti di almeno nove metri quadri.
[…] La valutazione dei diritti dei sinistrati, malgrado tutta la benevolenza dell’amministrazione, riduceva ancor di più la superficie originaria. Si teneva conto dell’età e del valore della costruzione: coefficienti fino al trenta per cento erano applicati a questi edifici vecchi e cadenti.
Riunii tutta questa brava gente e assicurai loro che avrebbero avuto l’equivalente della superficie abitabile, lo stesso numero di stanze e, in più, erano previsti i servizi igienici. Loro mi credettero e mi accordarono la loro fiducia. Non ebbi mai tanta voglia di riuscire. Per una volta, lavoravo per una causa per cui ne valeva davvero la pena. Dovevo ridare alloggio a veri sinistrati nelle loro piccole case. Se passerete un giorno per il villaggio di Les-Sablettes, ricordatevi che la sua intera ricostruzione è costata meno di centoquindici milioni di franchi e che i sinistrati hanno avuto la loro casa ingrandita e ricostruita con bei materiali senza sborsare un soldo. Le condizioni erano così vantaggiose che alcuni chiesero addirittura dei prestiti per aggiungere una o due stanze.
Avevo deciso di ricostruire in pietra. Le facciate del Porto Vecchio di Marsiglia, intagliate in enormi blocchi squadrati, producevano una gran quantità di scarti. Ebbi l’idea di farmeli dare per Les-Sablettes. […] E così il villaggio di Les-Sablettes, grazie agli scarti provenienti dal Porto Vecchio, venne ricostruito con la bella pietra del Pont-du-Gard.
[…] La ricostruzione venne completata in qualche mese. Il ministero finanziò i lavori per la riorganizzazione degli spazi esterni e dei giardini. L’insieme, una volta terminato, aveva il difetto di essere troppo bello. L’attenzione per i dettagli era visibile dovunque; questo villaggio sembrava fatto per girare un film. Ho rimpianto a lungo di non essere stato più severo. Ma si trattava di un luogo di vacanza, sulla spiaggia di Toulon e della Seyne».
Renato Capozzi, Università degli Studi di Napoli Federico II, DiARC
Giulio Barazzetta, Politecnico di Milano, DABC
Catherine Sayen, Association Les Pierres Sauvages de Belcastel, Toulouse
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Ultimo aggiornamento: maggio 2024